Venerdi 22 ottobre u.s., nel pieno rispetto delle norme anti-covid, presso l’Hotel Victoria di Cava de’ Tirreni, si è tenuto l’interessante incontro organizzato dal Rotary Club con l’avvocato Leonzio Borea, già vice presidente della Commissione Giustizia al Senato nella XIV legislatura e autore del libro “La giustizia in Italia. Segreti, delitti e misteri”. All’incontro è intervenuto anche il dott. Gianfranco Donadio, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lagonegro e già consulente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul sequestro di Aldo Moro.

Dopo i saluti di rito il presidente del Club, Salvatore Russo, ha introdotto l’intervento dell’avvocato Borea il quale nella sua esposizione ha avvicinato immediatamente l’attenzione dei presenti, attratti dall’originalità delle varie storie raccontate e da esso vissute in accorate arringhe come in un ‘viaggio’, nelle varie Corti di Giustizia d’Italia, alla ricerca della Verità. In esse la simbiosi fra il calore del sentimento dell’oratore forense e la puntualizzazione degli aspetti tecnico-giuridici offrono un esempio di notevole equilibrio. Poi gli ardui temi della premeditazione, dell’infermità di mente, del concorso di persone nel reato, della motivazione, trovano approfondito ed acuto sviluppo nel richiamo della più autorevole dottrina e della dominante giurisprudenza.

Il procuratore Donadio, nel suo intervento, si è collegato a quanto esposto dal Borea evidenziando diversi aspetti riguardanti i rapporti tra politica e giustizia negli ultimi decenni, facendo cenno alle vicende che più hanno scosso il nostro paese in tale periodo, dalla vicenda di Aldo Moro all’attentato a Papa Wojtyla. Il procuratore Donadio ha partecipato la sua esperienza di componente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul sequestro Moro, soffermandosi su alcuni aspetti che ancora oggi restano irrisolti nelle ricostruzioni degli eventi come l’ipotesi di partecipazione di elementi della malavita organizzate (ndrangheta) o addirittura di elementi dei cosiddetti “servizi segreti deviati” sino al ruolo del boss Raffaele Cutolo nelle vicende successive al sequestro Moro che lo stesso Donadio volle ascoltare in qualità di persona informata dei fatti.